Gesù Cristo

Il contesto teologico della trasmissione degli scritti, Bart D. Ehrman

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view post Posted on 5/3/2008, 13:12

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Sappiamo molte cose sul cristianesimo del II e del III secolo, pressappoco l'epoca fra il completamento della stesura dei libri del Nuovo Testamento e la conversione a questa religione dell'imperatore romano Costantino che, come abbiamo visto, cambiò tutto. In questi primi due secoli le differenze teologiche fra i primi cristiani erano assai spiccate. Anzi, a dire il vero erano tali che gruppi che si definivano cristiani aderivano a credenze e pratiche che oggi quasi tutti i fedeli considererebbero senz'altro illegittime.
Nel II e III secolo c'erano cristiani che credevano in un unico Dio, il creatore di tutto ciò che è. Altri, che pure si definivano cristiani, sostenevano invece l'esistenza di due diversi dei, uno dell'Antico Testamento (il Dio dell'ira) e uno del Nuovo (il Dio di amore e misericordia). Non si trattava di due diversi aspetti dello stesso Dio: erano proprio due divinità distinte. Si noti che i gruppi in questione, compresi i seguaci di Marcione (che abbiamo già incontrato), asserivano che la loro fede era l'autentico insegnamento di Gesù e dei suoi apostoli. Altri gruppi, per esempio i cristiani gnostici, propugnavano l'esistenza non di due dei soltanto, bensì di dodici. Altri parlavano di trenta, altri ancora di tre-centosessantacinque. Tutte queste comunità affermavano di essere cristiane, sostenendo la veridicità delle proprie dottrine, attribuite agli insegnamenti di Gesù e dei suoi seguaci.
Come mai questi gruppi non si limitavano a leggere il Nuovo Testamento per verificare se le loro opinioni fossero errate? Perché non esisteva alcun Nuovo Testamento. A quell'epoca tutti i libri che ne fanno parte erano di certo già stati scritti, ma ne circolavano molti altri, anch'essi attribuiti ad apostoli di Gesù: diversi vangeli, atti, epistole e apocalissi contenenti punti di vista assai lontani da quelli reperibili nei libri che finirono per entrare a far parte del canone neotestamentario. Lo stesso Nuovo Testamento emerse da questi conflitti su Dio (o sugli dei) perché un gruppo di credenti acquisì più proseliti di tutti gli altri e decise quali libri dovessero esservi inclusi. Durante il II e il III secolo, invece, non esisteva alcun canone né una teologia condivisa. Esisteva, al contrario, una grande varietà: gruppi diversi che rivendicavano teologie diverse fondate su testi diversi, tutti attribuiti ad apostoli di Gesù.
Alcune comunità cristiane sostenevano che Dio avesse creato questo mondo, altri che il vero Dio non lo avesse creato (dopotutto è un luogo nefasto), che esso fosse anzi il risultato di un disastro cosmico. C'erano gruppi secondo i quali le Sacre Scritture ebraiche erano state date dal solo vero Dio, altri che sostenevano che esse appartenevano al Dio inferiore degli ebrei, che non era il vero Dio. Certi gruppi affermavano che Gesù Cristo era l'unico Figlio di Dio, al tempo stesso del tutto umano e del tutto divino, altri proclamavano che Cristo era del tutto umano e per nulla divino, o del tutto divino e per nulla umano, e altri ancora che in Gesù Cristo sussistevano due persone distinte: un essere divino (Cristo) e un essere umano (Gesù). Alcune di queste comunità credevano che la morte di Cristo avesse portato la salvezza al mondo, altre che la sua morte non avesse nulla a che vedere con la salvezza di questo mondo e, infine, altre ancora asserivano che in realtà Cristo non era mai morto.
Nei primi secoli della Chiesa ogni gruppo tentava di convincere gli altri della verità delle proprie affermazioni e ogni punto di vista fu quindi argomento di costante analisi, dialogo e scambio. Alla fine soltanto una comunità «si impose» in questi dibattiti e decise quale sarebbe stata la fede cristiana; il credo avrebbe affermato che esiste un unico Dio, il creatore, che suo Figlio Gesù è sia umano che divino e che la salvezza è venuta grazie alla sua morte e resurrezione. Fu questo gruppo a decidere quali libri sarebbero stati compresi nel canone delle Sacre Scritture. Entro la fine del IV secolo la maggioranza dei cristiani convenne che il canone dovesse includere i quattro vangeli, gli Atti degli apostoli, le lettere di Paolo e un gruppo di altre lettere come la Prima lettera di Giovanni e la Prima lettera di Pietro, insieme all'Apocalisse di Giovanni. E chi aveva copiato questi testi? Cristiani delle stesse congregazioni, cristiani intimamente consapevoli e perfino coinvolti nei dibattiti sull'identità di Dio, sulla posizione delle Scritture ebraiche, sulla natura di Cristo e sugli effetti della sua morte.
Il gruppo che si affermò come «ortodosso» (che cioè possedeva quella che considerava «la retta dottrina») stabilì quindi cosa avrebbero creduto e letto come Sacre Scritture le generazioni cristiane future. Come dovremmo chiamare le opinioni «ortodosse» prima che diventassero l'opinione maggioritaria dei cristiani? La scelta migliore è forse chiamarle proto-ortodosse, per significare che rappresentavano le idee dei cristiani «ortodossi» prima che questo gruppo si imponesse nelle dispute, più o meno verso l'inizio del IV secolo.
 
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